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4 novembre, la guerra è un crimine


Il 4 novembre di ogni anno viene celebrato il crimine di stato più meschino e diabolico: la guerra! Un crimine che viene alimentato con la retorica della “vittoria” per il massacro avvenuto in Europa più di cento anni fa con la Prima Guerra Mondiale. Parole come “coraggio”, “morte eroica”, “difendiamo la nostra terra” e “patria” sono state utilizzate dai profittatori della guerra e dai guerrafondai per mandare a morte milioni di giovani.

Queste parole vengono utilizzate oggi per giustificare la violenza, il razzismo, il nazionalismo e le guerre neo-coloniali. La guerra è sempre stato lo strumento del capitalismo per sottomettere i popoli. La guerra si continua a fare nel mondo e oggi lo Stato italiano festeggia la guerra e l'esercito.

Noi del Circolo libertario mantovano ci siamo posti tre domande: quanti soldi spendiamo per fare la guerra? Quante persone reclutiamo per fare la guerra? In quanti vogliamo ridurre o eliminare le spese militari?

Sono domande semplici che possono aiutarci a capire l'insensatezza di festeggiare la vittoria in una guerra e di festeggiare chi fa la guerra: l'esercito.

Nel 2018 il SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) ha misurato un nuovo aumento della spesa militare nel Mondo, con un incremento del +2,6%, un trend di crescita simile a quello a cui si è assistito negli anni della Guerra Fredda. Nella classifica di chi più spende nel mondo per fare la guerra, l'Italia nel 2018 ha fatto un balzo in avanti di due posizioni portandosi all’undicesimo posto.

Eppure sono settantuno anni che lo Stato italiano ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali. Ma l'articolo 11 della Costituzione consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni.

E' il verbo “consentire” che permette all'Italia di mandare i soldati a fare la guerra in Afghanistan, Iraq, Libia, Libano, Kosovo, Somalia, Turchia, Mali e Marocco. In Turchia, per esempio, i soldati italiani sono schierati sul confine con la Siria con batterie di missili terra-aria.

La spesa militare complessiva dell'Italia, secondo i dati dell'Osservatorio sulle spese militari, sale nel 2018 a 25 miliardi (1,4% PIL), +4% in un anno, +4% nell’ultima legislatura, +26% nelle ultime tre legislature. Il Budget del solo Ministero Difesa sale nel 2018 a 21 miliardi (1,2% PIL), +3% in un anno, +1% nell’ultima legislatura, +18% nelle ultime tre legislature. In aumento continuo le spese per comprare le armi nel 2018 è stato di 5,7 miliardi, +7% in un anno, +88% nelle ultime tre legislature.

Sono numeri impressionanti per uno Stato che afferma di ripudiare la guerra. Spendiamo un diluvio di soldi per fare la guerra.

L'Italia spende e recluta persone per fare la guerra.
Nel 2019, dal primo gennaio al 30 ottobre, sulla Gazzetta Ufficiale sono stati pubblicati bandi di reclutamento per 4950 persone da inviare a fare la guerra e sono stati pubblicati concorsi per 988 allievi a cui insegnare a fare la guerra. Da questi numeri sono esclusi i bandi per il reclutamento di personale per la guardia di finanza e i carabinieri.

L'esercito italiano è formato da più comandanti che comandati: 87mila tra ufficiali e sottufficiali, 83mila tra graduati e truppa. Un totale di 170mila persone per fare la guerra. E garantiamo lo scivolo d'oro per agli alti ufficiali in esubero che vengono esonerati dal lavoro ma continuano a percepire lo stipendio per i successivi 7 anni. E' con questo sporco inganno che i politici affermano di ridurre l'esecito italiano.

In questo contesto la metà delle italiane e degli italiani vorrebbe ridurre o eliminare le spese militari. Lo afferma un sondaggio pubblicato a giugno di quest'anno da SWG. Il 50% delle persone intervistate ritiene che gli investimenti per difesa militare e armamenti andrebbero diminuiti (per il 36%) o addirittura eliminati del tutto (il 14% dei rispondenti). Solo il 9% delle persone ha espresso la necessità di un aumento dei soldi per fare la guerra.

Nel 2018 l’Associazione Papa Giovanni XXIII ha promosso un sondaggio domandando “Secondo lei, ci sono oggi le condizioni in Italia per diminuire le spese militari?”. Il 79% delle persone intervistate riteneva che tali condizioni fossero già presenti. Per il 21% senza alcun dubbio, mentre il 58% sottolineava la mancanza di volontà politica a riguardo.

Crediamo necessario sottrarre ai militari il monopolio della difesa e delle ingenti risorse che vengono spese per fare la guerra. Dobbiamo cambiarne paradigma e riconoscere il diritto ad una difesa non armata e non violenta che sappia gestire le controversie internazionali con strumenti e mezzi non militari.

Le armi non servono solo a fare la guerra ma anche ad militarizzare le Città italiane. Armi che da alcuni anni vediamo indossate ai vigili urbani di Mantova e di tanti comuni della provincia. Le armi sono strumenti di morte e dolore, incutono un senso di insicurezza nella comunità e costano tantissimi soldi pubblici.

In Paesi come la Gran Bretagna, la Nuova Zelanda e la Norvegia tutte le forze di polizia svolgono il proprio senza armi da fuoco. Il poliziotto di una metropoli come Londra svolge le sue funzioni di controllo senza pistola, perché il vigile urbano che controlla la domenica pomeriggio il centro di Mantova porta la pistola? E' una domanda che poniamo a tutte e tutti perché crediamo che si debba riflettere sulla militarizzazione delle comunità mantovane. Crediamo che le armi debbano essere bandite dalla città e dai paesi. La “sicurezza delle armi” è una menzogna. Le pistole ai vigili urbani servono ad arricchire i fabbricanti di armi e ad educare ad una società violenta, incapace di praticare la pace.

Per queste ragioni chiediamo ad ognuna ed ognuno di voi di adoperarsi nel mobilitare l'opinione pubblica per eliminare le armi partendo dal Comune dove viviamo.

Circolo libertario mantovano
4 novembre 2019

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