La libertà è quel bene che ti fa
godere di ogni altro bene (Montesquieu)
L’inganno, il raggiro comincia dalle
parole. Se il termine ‘democrazia’ significata alla lettera
‘potere al popolo’, allora dobbiamo chiederci se viviamo
veramente in uno Stato in cui il popolo, tutti noi, ciascuno in
quanto individuo può decidere per la propria vita, ha potere sulla
propria vita, può autodeterminarsi.
Considerato che obiettivamente così
non è, i paladini della democrazia obiettano che l’unica
democrazia oggi possibile, in Stati di milioni di cittadini, sia
quella indiretta. Così il problema va ridefinito: può la democrazia
essere indiretta? Può la democrazia esercitarsi attraverso delegati,
rappresentanti del popolo? Può qualcun altro decidere al nostro
posto come se a decidere fossimo noi? Fingendo che a decidere siamo
noi?
A noi sembra che la libertà, che altro
non è che autodeterminazione, non sia punto delegabile, pena il suo
totale snaturamento. Se noi affidiamo ad altri il diritto di
determinarci possiamo ancora parlare di autodeterminazione? La
risposta è ovvia!
Dunque la nostra libertà, vale a dire
la libertà di ciascuno, è rispettata in uno stato democratico?
Certamente non nelle aule parlamentari, ove siedono solo delegati e
non cittadini, che a questo punto non sono certo ‘liberi cittadini’
ma semplici sudditi. Dunque una democrazia indiretta è di fatto la
negazione della democrazia; è una democrazia solo nominale, non
sostanziale; un inganno verbale, un raggiro.
Vi è però uno spazio privato della
nostra vita, difeso dalla tradizione liberale, che è interdetto allo
Stato, un ambito che non tollera l’interferenza e l’ingerenza del
potere statale, un ambito nel quale il singolo può effettivamente
autodeterminarsi, in virtù cioè di un complesso di libertà
inalienabili, che l’individuo detiene per natura, per essenza, in
modo costitutivo (libertà di opinione, espressione, associazione,
iniziativa economica, etc.). Queste libertà, dall’Illuminismo in
avanti, hanno sempre rappresentato un sano limite al potere assoluto
dello Stato, un baluardo contro le derive assolutiste e totalitarie.
Assistiamo in questi giorni alla
sospensione di queste libertà, di questi diritti inalienabili,
garantiti dalla nostra stessa costituzione; una revoca disposta per
mezzo di un atto amministrativo, qual è un d.p.c.m., espressione
della sola maggioranza governativa, e non del confronto, discussione
e accordo tra maggioranza e opposizione, quale un iter ordinario di
legge implicherebbe, specie in decisioni di rilievo straordinario,
come appunto è la revoca di libertà costituzionali. L’unico
spazio di reale autodeterminazione ci viene dunque negato.
Si obietterà: ma sussiste una causa di
forza maggiore, la salute! Una semplice considerazione: se anche
ammettessimo che le migliaia di morti siano da imputare unicamente
alla letalità del virus (eventualità smentita dall’ISTAT che per
gli anni trascorsi contava un numero di morti per influenza superiori
a quelli per coronavirus; eventualità smentita poi dall’Istituto
Superiore di Sanità che enumera nella percentuale del 3% i morti
unicamente a causa del coronavirus, ossia privi di altre gravi
patologie in corso), anche in questo caso, si dovrebbe ragionare sul
fatto che il diritto alla salute è certamente un diritto
inalienabile, ma lo è al pari di altri diritti e libertà,
altrettanto inalienabili. Se così non fosse, se cioè il diritto
alla salute vantasse un primato su altri diritti e libertà, allora
si auspicherebbe che lo Stato vietasse alle persone di fumare, bere
alcool, guidare le automobili (imponenti cause di morte), imponendo
altresì l’alimentazione salutista e l’attività fisica in modo
forzoso e cogente.
Il paradosso ci aiuta a capire due
cose. Totalitario ed assoluto è quel sistema di governo che
determina la vita privata dei cittadini, col pretesto di farlo ‘per
il loro bene’: all’individuo non è riconosciuta la libertà e
l’intelligenza di conoscere il proprio interesse e il proprio bene.
Questo Stato considera il cittadino un minorato, incapace di agire
per il proprio interesse, e bisognoso di un tutore. Al cittadino non
è riconosciuta la libertà di decidere quale sia il proprio
interesse, il proprio bene, che naturalmente si estende anche alla
libertà di scegliere come morire (perché non possiamo accettare che
qualcuno possa disporre della sua vita e decidere di morire a causa
del fumo, piuttosto che dell’alcool, piuttosto che di fame…
piuttosto che di virus?). Come si noterà la libertà ha
un’estensione maggiore rispetto alla salute, tant’è che, per
natura, a ciascuno è dato di disporre del proprio stato di salute.
Uno Stato saggio si limita ad
informare, suggerire, consigliare, e lascia a ciascun cittadino il
diritto di autodeterminarsi, di decidere per sé, anche al costo di
sbagliare! Anche al prezzo di farsi male! Questo è il rischio della
democrazia, ma è un rischio che vale sempre la pena correre, perché
sopprimere la libertà di sbagliare significa cancellare la dignità
umana, che risiede unicamente nel disporre della libertà. Un popolo
senza libertà, un popolo costretto è un popolo abbruttito, che
prima o poi restituirà il torto. Così la libertà si riprenderà
quegli spazi che gli sono stati negati!
RispondiEliminaBuongiorno,
Ho letto il Suo articolo, mi permetto di commentare quanto segue:
L’autodeterminazione che lei cita come componente fondamentale di un atteggiamento libero e libertario, poco di sposa con L’esigenza di controllare e confinare la pandemia di cui la nostra società é vittima da più di un mese.
Il concetto di salute pubblica, al margine della forma organizzativa della società in cui ci troviamo a vivere, é sinonimo di comportamenti condivisi, soprattutto se si tratta di un virus, soprattutto se si tratta di contagio.
Se come Lei afferma avessimo un comportamento autodeterminato e quindi arbitrario e soggettivo, verremmo meno a ciò che é alla base di una risposta corale e comunitaria alla quale siamo chiamati come società!
Max Striner stesso, ne “l’unico e la sua proprietà “ evidenzia come la soggettività delle scelte operate da ciascuno di noi debba lasciare spazio alle scelte di un ipotetico “altro” del quale devo avere massimo rispetto, per dirla con un esempio stupido ma esemplificativo, la libertà di gettarmi dalla finestra deve essere limitata solo dalla possibilità di ferire qualcun’altro nella mia caduta!....
Nel caso del covid-19 probabilmente quella caduta non potendo essere “libera” significherebbe portarsi dietro non solo altre persone...ma probabilmente le persone più deboli e indifese.
Grazie