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4 novembre, disertare le armi e la guerra

Care compagne e cari compagni, sin dalla sua nascita il pensiero libertario si oppose al militarismo perché gli eserciti sono la forza repressiva atta alla difesa e alla protezione delle classi dominanti. Il movimento italiano antimilitarista fu promosso all'inizio del Novecento dai movimenti anarchici e socialisti.

Errico Malatesta, Leda Rafanelli, Torquato Gobbi, Virgilia D'Andrea, Armando Borghi e il giovanissimo Camillo Berneri furono le compagne e i compagni che più si attivarono per diffondere l'antimilitarismo in Italia. Il 25 febbraio 1915 si svolse a Reggio Emilia una partecipata manifestazione contro la guerra, che terminò con la violenta repressione dei manifestanti e la morte dei compagni Mario Baricchi e Fermo Angioletti.

Il 24 maggio 1915 l'Italia entrò in guerra e centinaia di migliaia di giovani vennero richiamati per partecipare all'immane carneficina: 16 milioni di morti e più di 20 milioni di feriti e mutilati. Il 4 novembre di ogni anno l'Italia celebra ancora la “vittoria”, alimentata ieri come oggi da parole quali “patria”, “difendiamo la nostra terra” e “nemico”. All'inizio della guerra duemila giovani appena arruolati decisero di disertare e si resero irreperibili. Nel corso della guerra il numero di disertori aumentò in maniera considerevole. I giovani abbandonarono le trincee, si finsero malati, “pazzi” o si auto inflissero delle ferite non volendo tornare più ad imbracciare un fucile per ammazzare il “nemico”.

Il “nemico” è oggi una categoria politica dominante. La retorica del “nemico” è ampiamente utilizzata dai partiti politici, asserviti al capitalismo, perché incapaci di risposte concrete ai problemi che le persone devono affrontare quotidianamente. Il “nemico” è necessario alla democrazia parlamentare per alimentare le politiche dell'odio contro, per esempio, la persona immigrata o la persona appartenente alla minoranza linguistica sinta e rom. Abbiamo politici che incitano ad affondare i barconi carichi di persone nel Mediterraneo mentre assistiamo a Comuni anche guidati dalla sinistra che attuano la “politica della ruspa” contro famiglie inermi.

Il “nemico” è il frutto di un'ideologia che si va sempre più affermando: il semplicismo. La complessità dei fattori nei problemi che affliggono le società viene affronta con singoli rimedi che negano la realtà. Per i semplicisti il confronto e il dibattito sono una perdita di tempo. Cosa si fa se “persone nemiche” cercano di varcare un confine? Si costruisce un muro negli Stati Uniti mentre in Italia si bloccano i barconi in mare. Si tratta solo di buon senso affermano troppe italiane e troppi italiani. Il dissenso è ritenuto incomprensibile. L'obiezione viene percepita come un attacco personale e non come una richiesta di confronto di idee perché la dicotomia amico/nemico viene considerata come fondante dell'agire politico.

La pandemia ha portato all'acuirsi di questa visone. La società imbevuta da anni di semplicismo è oggi incapace di confrontarsi con la scienza che per sua natura ha nel dubbio il suo cuore. Risposte mono-casualità a fenomeni complessi hanno portato alcuni politici a cercare immediatamente il “nemico”, accusando le persone immigrate di essere gli untori del virus. Oggi chiedono a gran voce l'arrivo dell'uomo della provvidenza di mussoliniana memoria.

Noi libertari rifuggiamo dal semplicismo e ribadiamo la necessità di affrontare i problemi vissuti dalle persone con risposte complesse. Il pensiero libertario combatte lo schema mortale per la società di divisione in amici e nemici. La persona nella sua complessità è centro e cuore dell'agire anarchico. La partecipazione politica non può essere semplicemente delegata ma è costitutiva dell'agire quotidiano di ogni persona. Il pensiero libertario propaganda l'organizzazione di una società solidale fondata sull'autonomia e la libertà delle persone. L'organizzazione di una società senza l'autorità annulla il controllo di alcuni su altri, garantendo la libertà di tutte e tutti. Questa società esiste ma è sepolta dal peso dello stato, del capitalismo e infine del nazionalismo carico delle sue lealtà suicide.

L'esercito non può esistere in una società organizzata sui valori libertari. L'esercito è al fondamento dello stato liberale per la protezione del capitalismo dai nemici interni ed esterni. Le guerre hanno sempre ragioni economiche scatenanti. La democrazia liberale fabbrica ragioni cosiddette “semplici” e di “buon senso” per scatenare le guerre come abbiamo visto per esempio in Iraq. Le vittime per morte violenta sono state più di ottocentomila nelle guerre combattute in Iraq e Afghanistan. Le vittime di cause connesse a questi conflitti sono molte di più. L'Italia ha partecipato a queste guerre.

Evidenzia MILEX l'Osservatorio sulle spese militari italiane: Quattordici anni di impegno militare italiano Iraq (2003-2017) sono costati al contribuente oltre 2,6 miliardi di euro, a fronte di una spesa di 360 milioni per iniziative di cooperazione e assistenza civile. Un rapporto di 1 a 7 emblematico della scelta politica nettamente militarista fatta dai governi italiani, tutti desiderosi, in passato come oggi, di mostrarsi tra i più “volenterosi” delle varie coalizioni militari a guida statunitense intervenute in Mesopotamia.

L'Italia quest'anno aumenterà la spesa militare di un miliardo e mezzo di euro arrivando a spendere 26,3 miliardi per fare la guerra. Neanche la pandemia ferma la corsa alle armi. Spendiamo 72 milioni di euro al giorno ma l'impegno con la Nato ci vedrà raggiungere la spesa di 100 milioni di euro al giorno per fare la guerra.

Dobbiamo disertare le armi e la guerra. Dobbiamo promuovere la difesa popolare non violenta nella società a partire dalle scuole. Dobbiamo chiedere il disarmo della polizia municipale a Mantova come in tutti gli altri comuni della provincia. Dobbiamo chiedere la posa della statua al disertore nel Famedio per onorare i molti giovani che durante il primo conflitto mondiale si opposero alla guerra con la propria vita.

Viva i disertori!!!


Circolo libertario mantovano, 4 novembre 2020

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